L'incontro con Walter Guerra si è tenuto il 19 aprile presso l'Istituto la Laimburg di Bolzano. Con il noto breeder abbiamo potuto ripercorrere la storia che porta la mela sulle nostre tavole (a partire dal malus selvaticus scoperto e educato in Transilvania); abbiamo quindi compreso quali sono le logiche con cui si fa ibridazione oggi (ci sono come prevedibile tantissime istanze che entrano in gioco) per creare le varietà che mangeremo tra 15-20 anni. In effetti - sottolinea Guerra- per un breeder è fondamentale riuscire a cogliere possibili scenari futuri (in termini di gusto, di ambiente, di mercato) per ottenere una mela 'di successo' che si riverberà positivamente sul territorio (mercato) (new names old desires cit. Lisa). Ho pensato in quel frangente ad una cosa che non c'entra con l'ibridazione (o forse si?) cioè al rapporto che lega le nuove lavoratrici spesso dell'est Europa con la comunità più locale più storica di lavoratori: le necessità e la voglia di emanciparsi della comunità locale, è la stessa che oggi spinge 'i nuovi locali' a muoversi da lontano e raggiungere territori a volte anche ostili. Seguendo su questa scia...mi chiedo...anche il gusto vive un certo grado di emancipazione? per il breeder Guerra sicuramente, perché si lavora a nuove varietà che possano crescere -ad esempio- con un apporto idrico molto basso per far fronte a scenari di scarsità idrica; non solo l'emancipazione del gusto può anche significare portare la mela a diventare un competitor degli snack: si sta lavorando a delle mele che possano star fuori dal frigo, assieme al Mars, all'Uovo Kinder; mele con un pezzo di cioccolato al posto del torsolo. Restano da segnalare due immagini, la prima riguarda la primissima fase di breeding in campo: ho potuto osservare un cartellone dove il polline viene posato sul pistillo del fiore con dei pennelli da pittore. questo credo servirà a plasmare il profilo del breeder che portiamo in scena; l'altra immagine riguarda la sala degustazione, qui si testano i prodotti prima che vengano immessi sul mercato...siamo rimasti molto colpiti sia dall'immagine che era affissa sulla porta d'ingresso alla sala (una rappresentazione dei 5 sensi, sensi che usiamo anche noi come filtro per comprendere i temi della melicoltura) e poi l'aspetto forse più straniante: i diversi tester vengono educati per settimane a perdere la loro soggettività in termini di gusto, in modo da poter diventare tester oggettivi, ed evitare scelte e valutazioni troppo personali. Questo in relazione al tema dell'uomo attrezzo a cui lavoro dallo scorso anno, mi sembra molto significativo. La sera stessa in visita negli spazi di Lungomare, fatalità tornano in scena i sensi... durante la talk di Pablo Calderón Salazar e Michael Kaethler viene citato il libro Les cinq sens di Michel Serres e inoltre una frase latina qui in foto
0 Comments
Leave a Reply. |
beyond THE pretty skinA visual research on the apple Archives
November 2018
Categories |