1/21/2015 0 Comments LA TRASFORMAZIONE DELLA CLASSE BRACCIANTILE LUNGO IL NOVECENTO
In questi giorni ci stiamo concentrando su di un tema: la trasformazione della classe bracciantile cerignolana (e di Capitanata in generale) dopo la Riforma Agraria. Grazie a Paap di Ghetto Out, ho potuto discuterne con Marcello Colopi, un autore che si occupa di Teatro Civile, che sostiene (e altri lo faranno nei giorni successivi) che la Democrazia Cristiana disponeva e decideva dell'assegnazione di case e poderi della Riforma Agraria degli anni '50. "Così ad ottenere il podere, la casa e la vacca furono non tanto i braccianti, quanto la classe dei professionisti, medici, artigiani (che storicamente votava DC) e che fra l'altro la terra non l'aveva mai lavorata." Terra e tessera in cambio di fedeltà politica. Un ritornello già noto. A Cerignola la classe media diviene improvvisamente proprietaria terriera, la terra viene espropriata ai grandi latifondisti e affidata non alla classe bracciantile legata la terra ma agli elettori legati alla DC: succede che nel giro di pochi anni i nuovi affidatari lasciano le proprietà in stato di abbandono per l'impossibilità di gestirle direttamente o per il fallimento della conduzione affidata ai loro figli e anche perché le borgate i poderi e le case coloniche, non vennero dotate di tutti i servizi e i collegamenti necessari a creare una relazione con la città di Cerignola e una forma di autonomia rurale; Le case di Tre Titoli e di molte borgate divengono inabitate in poco meno di vent'anni, e lo restano sino all' arrivo dei migranti. Il discorso prosegue cercando di cogliere le altre forme della disgregazione della classe bracciantile. Si parla di grandi emigrazioni e in effetti gli anni '60 e '70 vedono partire da Cerignola moltissime persone, si calcola che nella sola Torino oggi vivano 40'000 cerignolani: è il richiamo della Grande Industria, il Boom Economico. L' Agricoltura viene delegittimata, la vita da contadino disprezzata e si fa spazio nella società l'idea di un futuro diverso; inizia qui il lento declino della coscienza bracciantile, e quando la stessa riappare lo fa sottoforma di forzalavoro migrante. In un certo senso la classe bracciantile Cerignolana conviene andarla a cercare a Torino. Sono questi alcune delle ragioni per cui l'enorme patrimonio dell'emancipazione bracciantile cerignolana s'infrange nuovamente oggi sulla questione migrante, mostrando un' incapacità a comprendere il fenomeno, incapacità che continua a colpirmi ripensando a quante lotte per i diritti del lavoro si sono portate avanti proprio qui. Sostiene ancora Marcello che ormai sono poche decine i braccianti ancora attivi a Cerignola, braccianti intesi come lavoratori impegnati tutto l'anno; ci sono ancora in misura considerevole braccianti che lavorano 150 giornate (e poi chiedono l'indennità di disoccupazione), il resto sono operai specializzati tipo potatori, figure queste che non sono ancora state sostituite dai migranti. Marcello mi mette in guardia dal pensare che siano gli eredi dei cafoni oggi ad attuare lo stesso sistema violento che subivano, quanto piuttosto una nuova classe di proprietari non legati alla classe bracciantile storica Di Vittorio. Certo è vero che l'Occidente ha per vent'anni delegato ai migranti il lavoro e ora che la crisi incombe rivendica proprio qui come in tutt' Europa questi posti in campagna che sono stati rifiutati e vilipesi. I ragionamenti di Marcello non fanno una piega ma le domande restano, perché tutto quest'odio, perché sembra che tutto sia schiacciato da forze che hanno il sapore di lunghi anni, perché l'esperienza di lotta per i diritti non è in grado di essere più forte della posizione di competitors che assumono oggi i migranti in agricoltura verso i braccianti locali? e sopratutto perché le istituzioni non includono Tre Titoli e le altre realtà migranti come parte della comunità? * Anche Vincenzo Sgarro Candidato PD per Cerignola sostiene che sia il ventennio tatarelliano (Giuseppe “Pinuccio” Tatarella Parlamentare nato a Cerignola) ad aver cancellato la memoria locale puntando sulla battaglia di Cerignola del 1503 per la liberazione dal dominio spagnolo.
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Tre TitoliUn progetto filmico performativo nelle terre di Giuseppe Di Vittorio attraversando l'evoluzione e la trasformazione della classe bracciantile lungo il Novecento: Archives
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