Nico Angiuli
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12/31/2014

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Il 14 Aprile del 1914 una lotta intestina tra i braccianti asserviti al volere di George Millet luogotenente del Conte Larochefoucauld (proprietario terriero di mezzo tavoliere) provoca la morte di un bracciante giunto da Putignano (40 km da Cerignola per lavorare nell'agro cerignolano). È una guerra tra poveri che Di Vittorio non esita a definire responsabilità morale del Millet. 
I putignanesi vennero assunti per due ragioni: la prima è che a Putignano non vi era la stessa emancipazione dei diritti sul lavoro che potevano vantare i braccianti cerignolani, la seconda è che Millet chiedeva i voti ai braccianti locali e questi ripetutamente si rifiutarono di assecondare tali richieste. 
Millet quindi decise per l'assunzione di lavoratori non locali e questo comportò una rivolta che all'alba del 19 aprile, nella Masseria Colapatella, culminò con l'aggressione collettiva (armati di zappe e picconi) nei confronti dei lavoratori di Putignano e la morte di uno di essi. L' articolo qui sotto e molti altri di quei giorni descrive nel dettaglio l' episodio.
Il giornalista de IL QUOTIDIANO giunto a Putignano incontra alcuni dei contadini aggrediti, queste alcune parole:



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" Ci hanno portato al macello" I contadini scendono dal treno: sono abbracciati dai loro cari, dagli amici, dai semplici conoscenti. Il momento è sublime per chi abbia il cuore non indurito. E sotto il peso di bisacce piene di attrezzi di lavoro, i contadini si avviano al paese. Sono qualche centinaio, fra esse vi sono tanti feriti, ma leggermente, perché i feriti più gravi sono rimasti all' Ospedale di Cerignola. Riesco a farmi largo tra la folla e fermo una compagnia di contadini. " Ci hanno portato al macello, essi dicono, siamo stati assaliti nella maniera più violenta.ì
- Ma voi avete reagito? 
- Reagire, ma contro chi? sarebbe stato pazzia. Immagini un poco che alla masseria dove lavoravamo eravamo un centinaio di contadini Putignanesi. Ebbene verso le 9 del mattino alcuni di noi videro avanzarsi da lontano una fitta colonna di contadini. Quelli che erano sulla prima fila, come ci ebbero a tiro, cominciarono a sparare colpi di rivoltella. 
- In aria.
- Putroppo no, in un baleno ci furono sopra e ci accopparono. Erano coltelli, pugnali, rivoltelle le armi che quegli energumeni impegnavano contro di noi e mentre ci colpivano, ci dicevano: 
Vigliacchi, tornate a Cerignola, voi ci togliete il pane. Sono due mesi che siamo disoccupati. Dove sono i vostri caporali? Dov'è Giovanni Pugliese? Ebbene, signore, ritenga pure che noi non siamo stati vigliacchi, perché nella massima buona fede ci siamo recati a Cerignola. Noi non conoscevamo l'ambiente. Ci siamo recati colà, perché qui c'è disoccupazione e lì ci era stato promesso un lavoro, che sarebbe durato un po' di tempo. Se vedeste che vita noi abbiamo condotto, a quanti sacrifici noi ci sobbarchiamo, per portare poi in famiglia ciascuno di noi una cinquantina di lire di economie.
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    Tre Titoli

    Un progetto filmico performativo nelle terre di Giuseppe Di Vittorio attraversando l'evoluzione e la trasformazione della classe bracciantile lungo il Novecento:
    dai cafoni ai lavoratori africani, cercando le ragioni che producono oggi nuove vittime e nuovi carnefici. 
    Un progetto possibile grazie al Premio "Arte, Patrimonio, Diritti Umani 2014" di Connecting Cultures.

    Leggi qui il comunicato stampa

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