Nico Angiuli
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Il Socialismo scientifico-industriale

4/20/2014

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dal blog dell' amico antropologo Piero Vereni:

[...] È un bel pezzo che mi serve per criticare la convinzione dell’Albania come un paese sostanzialmente rurale e, soprattutto congelato dalla dittatura comunista:

Man mano che le persone iniziavano a divenire più familiari le une alle altre, quelle sul versante greco divennero consapevoli del fatto che un’evidente “modernizzazione” aveva avuto luogo anche in Albania. Hoxha, essendo un convinto sostenitore del socialismo scientifico e industriale, intendeva trasformare l’Albania “dall’essere un arretrato paese rurale a un’economia agricola e industriale” *

Biberaj nota che la politica di industralizzazione di Hoxha aveva “condotto alla creazione di un’industria ramificata relativamente moderna, che nel 1985 era in grado di produrre più del 40 per cento del reddito nazionale complessivo” **
. Le riforme agricole, a parte il programma scaglionato di collettivizzazione e l’acquisizione da parte statale di tutta la terra agricola, erano state di comparabile dimensione: “Programmi grandiosi di recupero delle terre, miglioramento dei terreni e irrigazione; introduzione di nuove tecniche di coltivazione e meccanizzazione; e uso in crescita dei fertilizzanti” (Biberaj 1990, p. 69). Anche l’istruzione venne riformata: dal 1946, l’istruzione doveva essere laica, libera, e fornita dallo stato, con sette anni di educazione elementare obbligatori per tutti; si approntarono scuole professionali e commerciali e si stabilì un programma per sconfiggere l’analfabetismo […]




In breve, anche se non vi era dubbio che l’Albania era più povera della Grecia in termini economici quando il confine venne riaperto, divenne sempre più evidente che quel che era accaduto sui due lati del confine erano forme differenti dello stesso processo: non era successo che un lato si fosse modernizzato mentre l’altro era rimasto com’era quando il confine era stato chiuso.


Mi resta da aggiungere che con questo non intendo certo schierarmi dalla parte di quegli insipienti che ancora ai primi anni Ottanta partivano dall’Italia per andare a scoprire le meraviglie del socialismo realizzato albanese, o che nelle università dove lavoravano mettevano nei desiderata delle biblioteche l’opera omnia di quel divino pensatore che fu Enver Hoxha. Ho visto l’Albania troppo da vicino per credere al periodo della dittatura comunista come a null’altro che a un vero incubo collettivo. Ma mi piace ricordare ai primordialisti che si affannano a cercare nella millenaria eredità “balcanica” le ragioni, ad esempio, del tasso di criminalità tra gli immigrati albanesi in Italia, che eventuali devianze sociali, invece che retaggi atavici, sono molto più probabilmente la conseguenza di un processo di modernizzazione forzata, che ha prodotto fratture sociali e un senso profondo di anomia.


* Stefanaq Pollo e ArbenPuto, The History of Albania from Its Origins to the Present Days, London, Routledge & Kegan Paul, 1981, p. 26
** Elez Biberaj, Albania: A Socialist Maverick, Bouderl, Co, Westview Press, 1990, p. 68
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chi sono VIDO JOVO? 

4/16/2014

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Ho incontrato per la prima volta Vido Jovo a Tirana, nella Biblioteca Kombetare. Stava dentro un libretto "T'I JAPIM MЁ SHUMЁ DUHAN ATDHEUT" un manuale del buon coltivatore di tabacco edito dal Ministero dell'Agricoltura Albanese. Vido Jovo vive ad Omaraj (Scutari), 
si descrive come un contadino impegnato a fare meglio per lo Stato e 
per la sua famiglia. Descrive come fare un buon raccolto, come lo Stato ha comprato ad un buon prezzo la sua produzione di tabacco, e come la pianta abbia accompagnato la sua famiglia, "anno dopo anno, mentre coltivo queste piante, vedo crescere anche i miei figli, come non si può considerarle come parte della famiglia".
Mi ha incuriosito Jovo, il suo rappresentare una cultura materiale che attraversa il primo socialismo albanese. Era il 1955.
Qualche giorno dopo, passo il libretto di Jovo a Romeo Kodra, lui ne legge alcune parti e subito si convince che Jovo in realtà non esiste, che il libretto è scritto a più mani, che si tratta di un'equipe di Stato composta da agro-tecnici, veri e propri scrittori, esperti di retorica politica e linguaggio popolare: una sorta di ghostwriter moltiplicato che cura ogni aspetto del libro, che viene quindi pubblicato sotto un nome solo, solitamente inventato, come in questo caso magari di origine contadina, così da avere subito   presa tra la gente.
Vido Jovo ha quindi un corpo? per Kodra assolutamente no, ma l'AQSHF conserva un documentario del 1957 dal titolo "FLORIRI VERDHE" in cui corpo di Jovo sembra esistere realmente. Jovo si reca alla "Banka e shtetit shqiptare" per riscuotere i compensi della vendita allo Stato del suo tabacco. cito testualmente dal documentario:
"Anetari i kooperatives bujqesore Migjeni, Vido Jovo, mori nga te ardhurat   e duhanit 510.000 leke"  

(il membro della cooperativa agricola Migjeni,   Vido Jovo, guadagnò dalla vendita del tabacco 510.000 leke)

A questo punto non resta che andare a Omaraj, presunto paese d'origine di Jovo per capirne qualcosa in più.
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4/16/2014

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Definendo le sequenze gestuali del tabacco

4/15/2014

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MONOCOLTURA e DITTATURA. Omologie

4/14/2014

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La monocultura* è stata adottata nei primi paesi in America per i grandi spazi e la possibilità di meccanizzazione
- economicamente vantaggiosa per i grandi quantitivi prodotti in unica zona e per sopperire alle elevate richieste degli ultimi decenni (soprattutto per i cerali food) 
ma sono di più gli svantaggi: 
- porta a zero la biodiversità 
- molto spesso nei campi a monocoltura non avviene la rotazione colturale con impoverimento del suolo (maggior consumo di concimi chimici di sintesi) 
- maggiori parassiti e nematodi nel terreno e di conseguenza causa mancanza di predatori per mancanza di biodiveristà un maggior utilizzo di antiparassitari e trattamenti con prodotti chimici nocivi per il prodotto stesso coltivato, per gli animali e per noi quali utilizzatori finalier effettuare modifiche.

La dittatura** è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi,costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato.

In senso lato, dittatura ha quindi il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastabile di un individuo che detiene un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l'autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione e di stampa.
Il regime totalitario è caratterizzato soprattutto dal tentativo di controllare capillarmente la società in tutti gli ambiti di vita, imponendo l'assimilazione di un'ideologia: il partito unico che controlla lo Stato non si limita cioè a imporre delle direttive, ma vuole mutare radicalmente il modo di pensare e di vivere della società stessa.

* Yahoo forum
** Wikipedia

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A Sheldija "Kultimivi e duhanit" prima fonte di sussistenza

4/13/2014

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IL TRAPIANTO DEL SOCIALISMO

4/11/2014

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Da qualche giorno sono a Scutari, ho preso una stanza all' HOTEL FLOGA, di notte ne vedo di ogni.
Da qualche giorno assieme a Nikolin Bujari capita di ragionare sulla rimozione della vicenda socialista e di come la si esprima in più livelli della vita pubblica e privata. Nikolin è un'artista albanese e lavora a questo tema da qualche anno:
a Scutari, mi dice: - 4 anni fa hanno rimosso il monumento agli eroi caduti (Heronjte e Vigut) per la liberazione dai fascisti-
La scultura è stata spostata nei campi.
Questa operazione in termini agricoli si chiama Trapianto: si lascia crescere la piantina, immaginiamo di tabacco, dentro una piccola serra ed una volta raggiunti i 10 cm, la stessa viene trapiantata nel terreno in cui poi crescerà e quindi lavorata. 
Ma non avevo ancora visto come può questo principio applicarsi ad una scultura: per 40 anni questa è stata ben vouluta dal regime e tenuta in grande lustro nel centro della piazza principale. Sino a che il contadino politico ha detto: - è abbastanza -  e la scultura, alta non 10 cm ma 10 m, è stata trapiantata in campagna a 1 km dal centro abitato.



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La fabbrica di duhanit e cigareve di Scutari

4/9/2014

 
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Dul Hysa è stato direttore della fabbrica di tabacco e sigarette fino alla sua chiusura dopo la caduta del regime. Il 9 aprile ripercorriamo assieme le rovine di questa fabbrica cui ha dedicato metà della sua vita. Di una fabbrica cui lavoravano tra gli anni '50 e '90 circa 2000 albanesi, restano oggi solo poche decine di operai sottopagati da un'azienda italiana. 
Ma quello che più colpisce è l'incapacità di tutelare questi spazi, anche solo come espressione di un popolo dentro un determinato periodo storico. Il tabacchificio dopo il '91 è stato depredato delle sue macchine ed ha vissuto un lento declino anche in termini statici. 
Di questi esempi l'Albania è piena, perché compatto è il fronte e la convinzione di chi sostiene che dimenticare sia la prima soluzione per prospettare la "Nuova Albania". 


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4/7/2014

 
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Il 7 aprile 1939,le ex SMT e le truppe di trattori CINO-RUSSI DT-45 e DT-75

4/7/2014

 
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 IL DT 54 cinese

Incontro l'amico Orest Zeneli su Rruga Kavajas a Tirana.
Sono le 14.00 del 7 aprile 1939.
L'azione è una deriva a piedi per ritrovare una ex SMT di Stato.
Cercando le cosidette "stacioni i makinave dhe i traktoreve": 
officine addette a riparare le macchine agricole delle cooperative socialiste.

Un indirizzo: Pasticeri Leçi ish SMT;

Due kilometri dopo rruga kavajes, siamo davanti a Luan, ex meccanico delle SMT dal 1964. Ha rilevato una parte della SMT nel '91, ed ora vi lavora come meccanico privato di riparazione. 
Ha visto un trattore per la prima volta nel 1961, ma i primissimi trattori sono arrivati in Albania tra gli anni '50 e '60. 

Il DT 54 dalla Cina e il DT 75 Russo. 

*qualcuno sostiene che essendo questi due modelli identici, siano stati i Russi a copiare i Cinesi. 

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Luan nella ex SMT di Tirana


In Albania la trasformazione del gesto e del lavoro agricolo ha una più chiara matrice politica che altrove, quindi non esclusivamente economico-commerciale come è stato per altre nazioni europee; il PPSH - Partito del lavoro albanese-  ha puntato sullo sviluppo agricolo per la produzione di materie prime necessarie all'industria pesante, il partito ha cercato l'autonomia energetica, agricola e industriale attraverso lo sviluppo tecnico e tecnologico. Come fra l'altro molte nazioni occidentali di stampo capitalista.

Ne bejme sikur punojme dhe shteti ben sikur na paguan

"Noi facciamo finta di lavorare e loro fanno finta di pagarci"

Le SMT sono espressione di un'archeologia industriale e politica ancora molto presente. 
Queste strutture hanno mantenuto ancora la stessa funzione economica per cui sono state costruite, 
Anche fabbriche metalmeccaniche come la UZINA ENVER, oggi sono  ancora officine. Nel caso della SMT di Tirana, parti di questa officina, enorme diversi hangar, è stata acquisita da alcuni ingegneri meccanici o lavoratori piu scaltri, dopo la fine del regime. 
Se i monumenti mostrano più chiaramente alcune specifiche volontà politiche, queste strutture sotto la lente del lavoro e del popolo sono forse molto più monumentali.


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ex UZINA ENVER

ESSICCAZIONE DEL TABACCO- tecniche di

4/4/2014

 
macchina cucitrice di foglie di tabacco

VALLIA E MJETEVE. Duhani I gesti del tabacco in Albania     

4/1/2014

 
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Nel secondo Dopoguerra il Socialismo albanese statalizza le fabbriche. Il comparto si riduce a 4 grandi fabbriche: la ex Flora di Tirana (poi chiusa definitivamente negli anni '60), quella Durazzo, di Scutari e di Girokastro; a Tirana e Girokastro si produceva prevalentemente per il mercato interno, mentre a Scutari e a Durazzo per l'export.

A partire dal '57 e di più dal '60, l'Albania inizia ad esportare nell'Europa dell'Est, specie Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Repubblica Democratica Tedesca: a Durazzo le fabbriche iniziarono a produrre anche per lo stato bulgaro, lo stesso fecero con il monopolio polacco (per le sigarette Duhat) che venivano vendute solo in Polonia e Albania. La stessa fabbrica di Durazzo fece parte della produzione di sigarette contraffatte come Winston e Kent. La qualità del prodotto inizia a calare con l'utilizzo di tabacco proveniente da Oriente.

Ancora nei primi anni '80 la maggior parte delle sigarette veniva esportata, specie per il cambio di valuta che garantiva prezzi molto competitivi. Ma la crisi del Regime, che sul finire egli anni '80, segna la crisi del comparto di produzione interno: si aprono i confini ed entrano decine di tonnellate di sigarette contrabbandate, i fumatori albanesi poterono fumare, per la prima volta, tabacco non albanese.

La fabbrica di Girokastro, che produceva Partizani senza filtro, chiuse subito dopo il '91, mentre quella di Scutari dopo il '96 (nel '99 durante la guerra del Kosovo, questa fabbrica venne trasformata in campo profughi e tutti gli attrezzi usati per produrre sigarette, rubati e riciclati da piccole fabbriche illegali che presero a produrre sigarette contraffatte di marchi come Arberia, Tarabosh e LM. Attualmente il tabacco è fonte di sussistenza e guadagno sopratutto nelle campagne di Scutari e Durazzo.

August 04th, 2013

8/4/2013

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    "Noi facciamo finta di lavorare, loro fanno finta di pagarci"

    Giorno per giorno in una ricerca tra archeologia e cartine, potere e caffè, monopoli e retorica politica.

    Sono ospite del Tirana Art Lab - Space for contemporary Art. 
    Questo progetto è reso possibile grazie al Premio NCTM per L'arte 2014. 

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    April 2014
    August 2013